Leggi l'informativa del Regolamento Europeo GDPR

Il sito utilizza cookies per una migliore esperienza di navigazione

Stampa

Ayurveda

Ayurveda in Sanscrito आयुर्वेद è una parola composta da 'Ayur' durata della vita o longevità e 'Veda' conoscenza rivelata. Molti traducono erroneamente l'ayurveda come 'scienza della vita'. In realtà è un sistema medico molto vasto e complesso comprendente aspetti di prevenzione, oltre che di cura, che permetterebbero, se applicati rigorosamente, di vivere più a lungo, migliorare la propria salute e rispettare il proprio corpo.

È stata citata per la prima volta nel Caraka Samhita, un trattato di cinquecento principi medicinali compilato durante il regno dell'imperatore Kanishka. È attualmente annoverata dall'Unione europea e dalla maggior parte degli Stati membri tra le medicine non convenzionali la cui erogazione è consentita soltanto da parte di medici qualificati. Antico e complesso sistema, si è sviluppato nella sua forma attuale attraverso millenni di ricerche e sforzi innovativi.

L'Ayurveda si occupa da tutti i punti di vista del benessere delle persone, nel loro aspetto fisico, psichico e spirituale e si occupa delle patologie tanto quanto dello stato di salute normale. Lo scopo è quello di aiutare le persone malate a curarsi, e le persone sane a mantenere il proprio benessere e prevenire le malattie.
I principi medicinali utilizzati sono, in genere, minerali, metalli purificati e combinati con acidi fulvici ed erbe, in forma di polveri, pastiglie, infusi, ecc.

La maggior parte è di natura fitoterapica, come l'Amalaki (Emblica officinalis), il Trikatu, un composto di tre erbe, Zenzero, Pepe e Pippali (Piper longum), Haridra (Curcuma), Brahmi (Bacopa Monnieri), Tulasi (Ocimum sanctum), Erand (Ricinus communis), Guduchi (Tinospora cordifolia), Kumari (Aloe), Gokshur (Tribulus terrestris). Ogni medicinale ha una specifica modalità di utilizzo, perché agisca alla sua massima efficacia.

Le origini dell'Ayurveda sono intrise della ricca mitologia Indiana. Si ritiene infatti che la "scienza della durata della vita", risalga a Brahma, Creatore dell'Universo che fece dono del sistema Ayurvedico a Daksa Prajapati e da questi agli Asvin, ed infine da loro ad Indra, Signore degli Dei Vedici. Da Indra infine l'ultimo passaggio ai suoi quattro discepoli, Bharadvaja, Atreya, Kasyapa e Dhanvantari. Nella Caraka Samhita, nei primi capitoli, è narrata la storia dell'origine mitica dell'ayurveda.

 Le origini storiche dell'Ayurveda si perdono nei millenni, a un'epoca precedente al ritrovamento di documenti scritti che certifichino la sua esistenza. È opinione condivisa infatti che come per molte altre tradizione ed opere, anche per l'Ayurveda e per i Veda in generale, ci sia stata una capillare diffusione orale prima della sistemizzazione in forma scritta che cominciò ad avvenire con una serie di trattati a partire dal 450 a.C. circa. La testimonianza di Faxian, un pellegrino Buddhista arrivato nel V secolo d.C. nella città di Pataliputra, è una delle più antiche descrizioni al mondo di un sistema ospedaliero civico, e fa pensare che l'India possa essere stato il primo paese al Mondo a sviluppare un sistema metropolitano organizzato di assistenza medica su base istituzionale.

 

Secondo l'Ayurveda il corpo fisico è pervaso da tre Dosha (energie vitali) in proporzioni diverse. Questi determinano tramite il loro stato di equilibrio o squilibrio rispetto alla costituzione individuale (Prakriti) lo stato di benessere o malattia dell'individuo. Ogni dosha è composto da due elementi (panca-mahabhutani) ed ha determinate qualità (Guna) che li caratterizzano.

I tre Dosha sono:

Vata composto da spazio (Akasha) e aria (Vayu), è il principio del movimento, legato a tutto ciò che è movimento nel corpo (sistema nervoso, respirazione, circolazione sanguigna. Le sue qualità sono: freddezza, secchezza, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, durezza, ruvidezza e fluidità. La sua sede principale è il colon ed i suoi cinque sub-dosha sono: Prana, Udana, Samana, Apana e Vyana.

Pitta composto da fuoco (Tejas) e acqua (Jala), è il dosha legato alla trasformazione, alla digestione intesa sia a livello fisico (stomaco, fuoco digestivo detto anche agni) che mentale (elaborazione delle emozioni). Le sue qualità sono: caldo, untuoso, leggerezza, sottigliezza, mobilità, nitidezza, morbidezza, levigatezza, chiarezza e fluidità. La sua sede principale è l'intestino tenue ed i suoi 5 sub-dosha sono: Pacaka, Ranjaka, Sadhaka, Alochaka e Bhrajaka.

Kapha composto da acqua (Jala) e terra (Prithvi), è il dosha legato alla coesione, al tener unito, è proprio dei fluidi corporei, lubrifica e mantiene il corpo solido ed uniforme. Le sue qualità sono: freddezza, umidità, pesantezza, grossolanità, stabilità, opacità, morbidezza, levigatezza e densità. I suoi cinque Sub-Dosha sono: Kledaka, Avalambaka, Bodhaka, Tarpaka e Slesaka.

I Dosha consentono di classificare le tendenze psicofisiche presenti nel corpo e le disfunzioni che ne possono derivare. Secondo l'ayurveda le patologie nascono quando si vengono a creare degli squilibri nei dosa (Vikriti); l'individuazione degli squilibri in un dosha, corrispondente alla diagnosi, conducono a trovare i rimedi per ristabilirne lo stato di equilibrio individuale (prakriti) e quindi la guarigione. Le principali cause di squilibrio dei Dosha sono tre:

il Prajna-Aparadha, ovvero l'errore dell'intelletto che si concretizza nel ripetere azioni, tenere atteggiamenti che, pur sapendo intrinsecamente sbagliati, sono perpetuati in nome di desideri o pulsioni materiali;

il Kala-parinama, ovvero le oscillazioni dei Dosha all'interno del giorno, delle stagioni e della Vita;

l'Asatmyendriyartha-Samyoga, ovvero l'errato uso dei sensi, intendendo con questo un uso improprio in eccesso o difetto dei sensi.

L'Ayurveda prevede la propria terapia attraverso cinque azioni differenti volte a riequilibrare i dosha (quando necessario), o rafforzarli, lavorando sullo stato di Vikriti (malattia, squilibrio) al fine di ripristinare la Prakriti (salute, equilibrio) della persona. Queste azioni comuni (che differiscono in tipologia, da una persona ad un'altra, anche se hanno la stessa patologia) secondo i propri Dosha sono:
Trattamenti da eseguire con oli medicati o polveri d'erbe presso un Terapeuta qualificato, alcuni dopo essere stati visitati da un Vaidya (medico Ayurvedico).

Sostanze erboristiche naturali da assumere sotto forma di pastiglie o tisane secondo prescrizione.
Suggerimenti alimentari corretti a seconda del proprio Dosha ('Lasciate che il cibo sia la vostra medicina e la vostra medicina sia il cibo' - Ippocrate).
Piccole abitudini di Vita che possono davvero fare la differenza.
Esercizio fisico appropriato solitamente Yoga e tecniche di rilassamento e respirazione profonda.

PICHU: PER INDURRE LA MENTE ALLO STATO MEDITATIVO.
La mente, quasi sempre, è avvolta da un vortice di pensieri che ci portano in ricordi del passato, in proiezioni nel futuro od a rimuginare sul presente.  

Questa attività mentale è tanto dannosa a livello psicologico, quanto a livello emotivo, in quanto i pensieri generano in noi emozioni correlate, non dimenticando quanto essa ci faccia sentire stanchi ed affaticati. Ecco l’ importanza di rallentare l’ attività di pensiero e di portare la nostra mente a “svuotarsi” dall’affanno di pensieri.
Per “disconnettere” la mente da questa sua costante attività, l’Ayurveda prevede un trattamento semplice ma molto efficace.
Il Pichu consiste nel produrre un bagno di olio tiepido sulla fronte, al centro delle sopracciglia (al 6° Chakra).
La struttura che conterrà l’olio sarà la stessa che si utilizza per produrre i Vasti: farina di grano duro e di ceci miscelata con acqua. Una volta modellato l’ottenuto a “piccola diga”, fatto aderire sulla pelle, lasciare in posa l’olio al suo interno, cambiandolo di tanto in tanto per mantenerlo ad una temperatura costante di circa 37°, per 20-30 minuti. (In alternativa al Pichu realizzato con le farine, si possono sovrapporre sulla fronte delle garze o del tessuto di cotone, sul 6° Chakra, da imbibire costantemente di olio).
Si utilizza olio di Sesamo arricchito con oli essenziali specifici per le diverse problematiche (per esempio: o.e. di Menta ad effetto rinfrescante, ottimo per eccesso di Pitta o per emicranie; o.e. di Basilico indiano ad effetto antidepressivo e rilassante, ideale per Vata; o.e. di Rosmarino per incrementare la concentrazione ecc).
Il trattamento Pichu induce la persona in uno stato di profondo rilassamento vigile (tipico della meditazione), la mente sarà più calma e più fresca, percependo di essere più presenti.

L’aspetto che sicuramente affascina di più dell’Ayurveda Maharishi è la dichiarata possibilità di poter creare una società libera dalla malattia e dalla sofferenza. 
Quali gli strumenti che vengono utilizzati per questo scopo ?
Sono molteplici e in questa pagina ne elencheremo solo alcuni, credo sia ovvio intuire che la libertà dalla sofferenza e dalla malattia deve necessariamente basarsi sulla prevenzione e non sulla cura. Infatti anche nell’ipotesi che la medicina giunga a possedere una farmaco per ogni malattia, che questo sia libero da effetti collaterali negativi, che il medico sia sempre in grado di fare una diagnosi corretta e che la semplice assunzione di tale farmaco  sia in grado di curare in modo definitivo e completo quella specifica malattia per cui è stato somministrato, resta il fatto che l’individuo deve prima ammalarsi, andare dal medico e, diciamo, assumere il farmaco per 10 giorni perché ci sia la guarigione. Dieci giorni però in cui deve soffrire.
Questa breve analisi ci permette di capire che la libertà nasce quindi dalla prevenzione e non dalla cura.
Perché viene data tanta enfasi sulla cura nella medicina moderna?
L’enfasi nasce, a parte gli interessi economici delle case farmaceutiche perché solo dalla vendita dei farmaci possono trarre profitto, dalla mancanza di conoscenza della cause che generano la malattia e la fanno crescere fino alla manifestazione del sintomo e oltre. Tale mancanza è oggi . 
In qualche articolo precedente abbiamo già accennato che la malattia, secondo l’Ayurveda Maharishi, si manifesta attraverso 6 stati diversi. Essi sono: accumulo, aggravamento, disseminazione, localizzazione, manifestazione del sintomo e cronicizzazione. Come vediamo,  il sintomo appare solo al 5° stadio, e che i primi 4 sono completamente asintomatici. Lo strumento principe per la diagnosi della malattia nei primi 4 stadi è  l’analisi del polso del paziente, una semplice procedura che ci permette di rilevare la ‘temperatura’ della malattia con l’ausilio di tre dita posizionate sull’arteria radiale. 
Noi oserviamo che in natura tutto nasce piccolo e che nulla nasce già grande, così anche la malattia. La malattia si accresce e si manifesta a causa della violazione ripetuta e costante, anche se inconsapevole, della legge di natura. La violazione della legge naturale conduce allo squilibrio dei dosha, principi metabolici fondamentali che sono alla base della nostra anatomia e fisiologia e lo squilibrio dei dosha alla malattia quando si arriva al 5° stadio.
Vediamo dunque che la conoscenza della legge di natura è basilare per la prevenzione e l’Ayur Veda, la conoscenza, Veda, di Ayu, Vita, nel nome la tecnologia e la conoscenza, la forma e il contenuto, rappresenta il solo sistema di medicina in grado di raggiungere questo nobile scopo.
Violare la legge naturale significa, in parole semplici, trattenere i bisogni naturali, mangiare senza aver realmente fame, non dormire quando si ha sonno, etc. Rispettare la legge naturale significa quindi non creare terreno per la malattia e la sofferenza.
La prevenzione richiede anche una dieta e una routine giornaliera e stagionale che mantengano i dosha in equilibrio e non ne favoriscano l’accumulo e la disseminazione. Un’appropriata considerazione della costituzione di nascita, l’uso di integratori alimentari che abbiano l’effetto di rafforzare la salute, il vivere in una casa che a sua volta rispetti la legge naturale e che in primo luogo sia orientata ad est per non subirne gli effetti negativi, l’uso di tecniche di purificazione, Pancha karma, per evitare di portarsi le tossine accumulate in una stagione in quella che segue, il familiarizzarsi con la tecnica di autoanalisi del polso per individuare lo squilibrio quando questo è in uno stadio iniziale, l’uso di procedure vediche chiamate Yagya per neutralizzare il pericolo che non si è ancora manifestato e che può essere rilevato solo tramite il Maharishi Jyotish o astrologia vedica e il creare invincibilità nella nazione, perché si sa che la guerra, la ristrettezza economica, la negatività, la mancanza di realizzazione, l’ira, la gelosia, l’invidia, etc. conducono tutte alla sofferenza e alla malattia, sono altri strumenti che l’Ayurveda Maharishi individua essere molto importanti per la prevenzione e la libertà dalla sofferenza.
Ricordo ancora che tutti questi approcci sono fisici, che si rivolgono al corpo, e che manca quindi quello che l’Ayurveda Maharishi considera essere il più importante (come dimostrato da più di 600 studi scientifici) per il mantenimento della salute e del benessere: la pratica, cioè, di quelle tecnologie della coscienza, come la Meditazione Trascendentale e le Sidhi, incluso il volo yoga, che sole ci permettono di sperimentare quello stato silenzioso, invincibile ed integrato di ordine perfetto  della coscienza umana, il campo unificato di tutte le leggi di natura, dove risiede la salute perfetta e da cui ogni altro aspetto fisico emerge. Come possiamo mantenere la salute della pianta se non innaffiamo la radice?
 
Dr.Ior Guglielmi
TwitterLinkedin